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Io e il vino

Tenere gli occhi pieni di quei tempi passati, di quelle notti in cui l’amore ardeva come l’unico Dio che abitasse i boschi.

Il vino entra in noi perché lo beviamo,ma siamo noi a dover entrare in lui per capirlo, ascoltare il canto d’amore della terra verso il cielo. Io non bevo per vizio ma per sfizio.Non bevo per sete: per quella uso l’acqua. Amo il vino che graffia, non quello che sorride. Il vino generoso, non quello tirchio,il vino Messalina, non quello Beatrice. Dicono: l’alcol uccide lentamente. Me ne fotto, non vado di fretta! A Internet preferisco Cabernet. Non mi unirò mai al crocchio dei sommelier, dei so tutto, degli analisti, dei periti autoptici. Al piacere della conoscenza antepongo la conoscenza del piacere. Sono più impregnato che impegnato, più Bacco che bocca, più passito che passato, più acino che acido, più caldo che saldo, più riso che raso,più naso che vaso, più gola che gala,più festa che testa,più bello che bullo.detto in parole povere, naturalmente. Il vino è la parte intellettuale del pasto. La vita è troppo breve per bere vini mediocri. Il vino è nemico dell’uomo: chi fugge davanti al nemico è un vigliacco. Il matrimonio viene dall’amore, come l’aceto dal vino. Il vino è la poesia della terra. Il dialogo col vino si ferma al terzo bicchiere. Il vino passa dalla bocca al cuore. Mangiare bene significa bere bene, rispettare pienamente l’equilibrio nella frequenza, nella rotazione e nell’accoppiamento fra cibo e vino. Attento al bicchiere, pronto a coglierne le suggestioni più intime, lo ami il buon vino, voglioso di esser goduto, lo baci, ne ascolti l’anima, ci perdi la testa. Chi beve fa innamorare di sé la persona che aveva bevuto prima di lui. Perché il vino faccia bene alle donne è necessario che lo bevano gli uomini.

Raphael Alberti

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